ARTE

giovedì 10 marzo 2016

AMAI-UMBERTO SABA


Amai

Amai trite parole che non uno 
osava. M’incantò la rima fi
ore
amore,
la più antica difficile del m
ondo .

Amai la verità che giace al f
ondo ,
quasi un sogno obliato, che il dol
ore
riscopre amica. Con paura il cu
ore
le si accosta, che più non l’abbandona.

Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.


Parafrasi puntuale

Amai parole frammentate che nessuno osava dire...
mi piaceva molto la rima fiore e amore che è quella più vecchia e più difficile.
Amai la verità che era in fondo a queste parole come un sogno ormai perso, che il dolore riscopre amica.
Con paura il cuore le fa da compagno, il dolore si accosta e più non ti abbandona
amo te che mi ascolti e amo la carta vincente che uno lascia alla fine del gioco!


Amai

Amai trite parole che non uno 
osava. M’incantò la rima fi
ore
amore,
la più antica difficile del m
ondo .

Amai la verità che giace al f
ondo ,
quasi un sogno obliato, che il dol
ore
riscopre amica. Con paura il cu
ore
le si accosta, che più non l’abbandona.

Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.


Analisi metrica

La poesia è composta di 3 strofe, due quartine e una distico. I versi sono tutti endecasillabi (9), tranne il terzo che è un trisillabo, così che il poeta evidenzia la parola amore, tema ricorrente nella poesia. Le rime tranne nel primo e nell'ultimo verso, sono baciate. La poesia è caratterizzata da un ritmo lento e solenne.

Schema della rima

X
A-A
B-B
A-A
C-C
y

Analisi tematica

La poesia ruota intorno ai due campi semantici “amore” e “verità”. Il componimento poetico è una sorta di “testamento spirituale”, in cui il poeta parla del suo amore per la poesia semplice. Infatti Saba viveva in un’epoca di grandi trasformazioni di tecniche riguardanti la poesia. Il poeta, al contrario dei suoi contemporanei, invece ama la poesia semplice e diretta, di più facile significato. In questa poesia si riscopre anche la rima più semplice e abusata, fiore-amore, che diventa però una rima significativa e difficile. La seconda strofa è incentrata sulla “verità” considerata da Umberto Saba l’elemento più importante che spesse volte viene però celato da un velo di finzione. Questa è difficile e dolorosa da raggiungere ma quando la si scopre difficilmente la si abbandona.
L’ultima strofa riguarda il rapporto tra il lettore e il poeta. L’autore ammira la persona che si appresta a leggere i suoi componimenti, perché quest’ultima cerca di capire i sentimenti e le emozioni che hanno spinto il poeta a scrivere quei brani. Inoltre il poeta accenna ad una “buona carta lasciata al fine del suo gioco.

Saba fin dall’inizio della sua vita poetica, esprime l’idea di una nuova poesia, lontanissima da quella delle tendenze dominanti del suo tempo: non approvava l’estetismo dannunziano, il modernismo dei futuristi ed anche i crepuscolari, a cui erroneamente talvolta viene accostato. Il suo modello di poesia era una «poesia onesta», la poesia autentica, in grado di scavare in fondo l’animo, superando le ambiguità, le doppiezze, le ipocrisie dell’apparenza per arrivare direttamente al cuore delle cose e dei sentimenti, al loro essere reale.

C’è anche un’orgogliosa affermazione di anticonformismo, per il coraggio di aver compiuto una scelta non tentata da altri e per essere riuscito originale nel suo difficile tentativo. La strofa centrale si riferisce ai contenuti essenziali della poesia, alla ricerca di una verità nascosta, che occorre scoprire al di sotto delle apparenze superficiali, con uno sforzo di sincerità e di chiarificazione che comporta spesso dolore e paura.
Il discorso riguarda il cuore ed esprime un impegno soprattutto morale, in quanto il dolore rende amica anche la verità più dura; per Saba non c’é amore senza dolore, tanto che il "doloroso amore" costituisce l’essenza della vita. Ma la vita è anche una fonte insostituibile di gioia e di consolazione, come risulta dai due versi conclusivi, che si riferiscono direttamente al lettore ("Amo te che mi ascolti"), per renderlo partecipe di un’esperienza che resta comunque preziosa.

Il poeta è ferito dalla banalità delle parole usate dai suoi colleghi poeti a quel tempo nella poesia...
Saba parlando di “trite parole”, intende quelle parole ormai logore, abusate e banali, che non venivano più utilizzate dai poeti, sempre alla ricerca di nuovi linguaggi e tecniche, poeti che Saba non appoggiava. Le rime facili sono proprio quelle rime banalissime, utilizzate in moltissime poesie, dal principio della tradizione letteraria ad ora, e che se si vogliono usare con un significato diverso diventano «difficili». È proprio in questi pochi versi che risiede il manifesto poetico di Saba, lui si ritiene infatti un coraggioso tra i poeti, il suo tentativo è quello di esprimere cose nuove non attraverso mezzi nuovi, ma con tecniche ormai già sentite e già conosciute.


La poesia ha anche una funzione indagatrice e quindi curativa, Saba era convinto che in quanto facenti parte di questo mondo, ogni persona od animale, aveva dentro di sé tutte le conoscenze, il problema stava solo nell’estrapolarle da quel luogo chiuso e ovattato nel quale si trovavano, e tradurle in un linguaggio comprensibile a tutti.
Per le sue idee della poesia come cura per l’anima
, Saba verrà proposto come alter ego di Freud, le funzioni che quest’ultimo infatti attribuirà qualche anno più tardi alla psicanalisi, Saba le aveva già legate alla poesia, in particolare a quella «onesta», e quindi non alla letteratura disonesta, fra cui primeggiava D’Annunzio.


Una sola annotazione per la comprensione di questa lirica, che di per sé non comporta particolari difficoltà: la "buona / carta" degli ultimi due versi indica la stessa poesia di Saba, caratterizzata da un'assoluta spontaneità ed onestà intellettuale.

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