ARTE

martedì 22 dicembre 2015

FUTURISMO QUARTA LEZIONE

MUSICA FUTURISTA
Questa è l'ultima tappa del vostro percorso sul Futurismo. Come avrete capito i Futuristi amavano sperimentare e cercarono di creare qualcosa di nuovo anche in campo musicale.
Buon ascolto...

FUTURISMO TERZA LEZIONE

BATTAGLIA DI ADRIANOPOLI
Questo collegamento vi porta a una risorsa audio video. Sentirete Filippo Tommaso Marinetti recitare il testo della sua poesia più famosa. Quest'opera è contenuta anche nel power point che costituisce la seconda lezione. Noterete con quale enfasi l'autore reciti scandendo le parole e usando un ritmo particolare. Per i Futuristi la poesia era una vera e propria performance teatrale.

FUTURISMO SECONDA LEZIONE

IL FUTURISMO PPT
Questo power point contiene quanto dovrete studiare e sapere per la lezione di letteratura di venerdì 8 gennaio. Buon lavoro

FUTURISMO PRIMA LEZIONE

https://drive.google.com/file/d/0BynV1P6_jzpdY204bFF5TV9Ua00/view?usp=sharing
Questa prima lezione serve a dare un'idea generale del movimento. Il link vi condurrà a un video che dovete visionare.

lunedì 21 dicembre 2015

Piccolo spazio...pubblicità


PRIMA GUERRA MONDIALE. Terza lezione:mappa concettuale sulle cause e le prime fasi del conflitto

Terza lezione:mappa concettuale sulle cause e le prime fasi del conflitto Attenzione: questa mappa va scaricata, stampata e allegata al quaderno di storia. Serve per un veloce ripasso dei concetti principali introdotti a lezione. Se non riuscite a farlo, ricopiate manualmente i contenuti nel quaderno.

PRIMA GUERRA MONDIALE. Seconda lezione: testimonianze letterarie.

Seconda lezione: testimonianze letterarie Cari studenti, questo PPT contiene materiale che dovrete leggere con attenzione ma non è necessario studiare. Cercate di capire il senso dei brani riportati di cui ci sarà modo di discutere in classe.

PRIMA GUERRA MONDIALE. Prima parte: vita nelle trincee

Prima parte: vita nelle trincee Cari studenti, prendete visione del PPT. Contiene informazioni che dovrete studiare per la lezione di venerdì 8 gennaio. Potete scaricare il file oppure consultarlo direttamente nel blog.

venerdì 4 dicembre 2015

BELLE EPOQUE

BELLE EPOQUE Cari studenti, vi ho caricato il ppt che abbiamo iniziato a vedere durante la lezione di storia di venerdì 4 dicembre. Date un'occhiata a tutte le slides e soffermatevi su quelle che vi parlano di TAYLORISMO e FORDISMO.Questi concetti sono particolarmente importanti e vanno studiati. Ci sono informazioni anche nel manuale ma qui troverete qualcosa in più.

giovedì 26 novembre 2015

PREMI NOBEL ITALIANI PER LA LETTERATURA

PREMI NOBEL ITALIANI PER LA LETTERATURA

IMPERIALISMO 2

IMPERIALISMO 2 La mappa riassume i contenuti di alcuni paragrafi del vostro libro. In particolare, il testo abbinato allo schema è una sintesi efficace. Questa parte è da studiare.

IMPERIALISMO 1

IMPERIALISMO 1 Cari studenti, per la lezione di storia del 27/11 vi ho caricato una mappa concettuale con gli argomenti più importanti. Scaricate, stampate e allegate al vostro quaderno. In alternativa, ricopiate la mappa nel quaderno.

venerdì 20 novembre 2015

IL MISTERO DELL'ACCENTO SCOMPARSO...

Cari studenti, amanti dei misteri insoluti...Ecco svelato l'enigma dell'accento scomparso...Giosué o Giosue come appare scritto nel vostro manuale di letteratura? Leggete di seguito e traete le vostre conclusioni. Nell’atto di nascita risulta": "Giosué, Alessandro, Giuseppe Carducci, figlio di Michele, e di Ildegonda Celli, l'uno Medico, l'altra Possidente, dimoranti nel popolo di Val di Castello nella Comunità di Pietrasanta, nacque il dì ventisette Luglio Milleottocentotrentacinque, alle ore undici di sera, e fu battezzato nel dì ventinove detto nella Chiesa del nominato popolo". - Compare Natale Carducci - Ed in fede - Dalla Sezione Ministeriale dello Stato Civile e della Statistica generale, il 24 maggio 1853. - Il segretario Capo della Sezione Attilio Zuccagni Orlandini". "Occorre rilevare che sia nell'atto di nascita, sia in tutti i documenti posteriori il nome del Poeta appare sempre scritto 'Giosué', con l'accento nell'ultima sillaba, e così lo si pronuncia sempre in Toscana, e così chiamavano lui i suoi famigliari e gli amici. - È vero che negli ultimi anni prevalse la forma più classica 'Giòsue', che si avvicina al latino 'Josue'. Ma egli, almeno fino al 1875-1880, firmò sempre 'Giosué': poi cominciò negli anni a cambiare l'ortografia e la pronuncia del nome prima a legare con un solo tratto di penna il nome al cognome e quindi a far servire l'asta iniziale del C anche come accento finale della 'e', e finalmente a omettere addirittura l'accento. Avete dunque capito? Direi, quindi, che a rigor di logica l’accento va messo, ma conoscere la storia della sua sparizione è interessante…E ci spieghiamo come mai la signora Zordan ha deciso che anche a lei piaceva di più così!

mercoledì 18 novembre 2015

IL TESTO ARGOMENTATIVO

IL TESTO ARGOMENTATIVO Cari studenti, qui trovate il PPT che abbiamo visto insieme a scuola. Svolgete l'esercizio previsto e ricordate, nella scaletta che preparerete, di inserire almeno un argomento per tipologia (concreto, d'autorità...). Se non trovate dati, statistiche o figure autorevoli a supporto della vostra tesi (opinione) siete liberi di inventare. Mi interessa soprattutto che dimostriate di avere capito quali sono gli argomenti validi da utilizzare. E...siate convincenti!

lunedì 9 novembre 2015

Storia del ghetto di Padova STORIA E CURIOSITA’ DEL GHETTO DI PADOVA
A sud della Piazza delle Erbe si snoda un labirinto di strade strette che formano il Ghetto ebraico, operante dal 1603 e abolito nel 1797, anno in cui, Napoleone dichiarò gli ebrei liberi e uguali. E’ dal secolo XII che i primi ebrei iniziano ad insediarsi a Padova ma è dopo la metà del ‘300 che la comunità cresce e si sviluppa, grazie anche alla nascita dell’Università che, a differenza di tutte le altre in Italia ed in Europa, ha sempre accettato studenti di ogni religione, inclusa quella ebraica. In epoca comunale e carrarese poi, lo sviluppo dei commerci richiama in città molti prestatori di denaro e venditori di oggetti di seconda mano, facendo così diventare Padova punto di incontro di diversa provenienza e cultura. Gli insediamenti ebbero inizio nella zona di S.Leonardo (lungo il Bacchiglione, nei pressi di via Savonarola) ben presto però divennero insufficienti e poco pratici, data la lontananza sia dalla zona dei commerci di Piazza delle Erbe, che dall’Università. Si crearono così tre raggruppamenti:gli italiani nella zona di Porta Altinate, i tedeschi e gli spagnoli nella zona di S.Canziano. Dopo la guerra della Lega di Cambrai contro la Repubblica Veneta e i conseguenti assedi di Padova che si protrassero dal 1509 al 1513 anche la comunità italiana si trasferisce nella zona a ridosso di Piazza delle Erbe in quello che diverrà poi il Ghetto di Padova e lì vengono confinati. Nel ‘600 quasi tutti gli ebrei d’Italia sono ormai rinchiusi nei Ghetti. Il Ghetto, “Loco stabile et separato, deputato agli ebrei; ne’ alcun cristiano in quello possi star, overo tegnir bottega”, come diceva un avviso del 1603, era chiuso di notte da quattro porte sorvegliate ciascuna da un ebreo e da un cristiano, pagati dalla comunità ebraica: quella settentrionale in via delle Piazze, poco a sud di S.Canziano; quella orientale, la Porta di S.Giuliana, fatta costruire dal Podestà e dal Gran Consiglio, in via S. Martino e Solferino un tempo via Sirena, vicino allo sbocca in via Roma; quella occidentale nella stessa strada prima dell’incrocio con via dei Fabbri; quella meridionale in via dell’Arco dove confluisce con via Marsala. Queste porte impedivano l’uscita degli ebrei dopo le due di notte; nel 1797 furono abbattute e gli ebrei vennero chiamati a far parte della municipalità. I Ghetti italiani sono formati o da un grande cortile rettangolare, lungo il quale sono allineate le case, con i negozi e le abitazioni intercomunicanti il tipico chatzér, ossia cortile; oppure da una via o una piazza centrale nella quale sboccano viuzze laterali secondarie, o da un complesso di stradine formanti un piccolo quartiere nel centro (come nel caso di Padova); oppure anche, i più piccoli, da una sola contrada coi due portoni agli sbocchi. Nessun ebreo può abitare fuori dal Ghetto, ne’ uscirne senza il “segno giudaico” (rotella gialla o bianca e rossa, o cappello giallo, o con nastri gialli o velo giallo). Soltanto la Repubblica Veneta permetteva agli ebrei di passaggio di girare per tre giorni senza alcun segno distintivo. Nel ‘600 nel Ghetto vi erano ben 63 frequentatissime botteghe in cui si vendeva di tutto. Gli ebrei esercitavano però soprattutto l’arte della “strazzaria”, il piccolo commercio di cose usate. Molti si dedicarono all’industria degli argentieri da loro iniziata e portata a grande sviluppo, fino al 1777 quando la Repubblica Veneta permise di esercitare il solo mestiere della “strazzaria”. Visto che non erano ammessi presso le Corporazioni di Arti e Mestieri, praticavano il prestito del denaro, attività vietata ai cristiani e che garantì a molti prestatori il diritto di residenza grazie all’intercessione dei Signori feudali che avevano sempre la necessità di procurarsi rapidamente denaro per mantenere le proprie milizie. Ai loro “banchi” ricorrevano studenti e professori per prestiti e pegni. Dato che agli ebrei era vietato risiedere altrove, come a Venezia, le case del quartiere, eterogenee e spesso ricche di elementi di recupero, si sono sviluppate in altezza e , nonostante le trasformazioni e i rifacimenti, conservano ancora l’impianto romanico. In passato costituiva l’animato centro sociale e religioso del quartiere: qui vi si potevano acquistare gli azzimi e la carne preparata secondo i rigidi precetti ebraici. In via delle Piazze, sorge la prima grande sinagoga di rito tedesco che fu inaugurata nel 1525 e che nel 1943 una squadra di fascisti la incendiò. Il suo restauro è stato ultimato nel 1998. In via San Martino e Solferino al civ. 13 , subito dopo l’incrocio con via delle piazze si trova la sinagoga di rito italiano,di fronte ad essa, un po’ a sinistra e in alto al terzo piano, si può vedere un loggiato con sei colonnine bianche. Li c’era la sinagoga di rito spagnolo. Nella fine dell’Ottocento i tre riti furono riuniti nella grande sinagoga tedesca, dove si praticò il solo rito italiano. Alla fine della seconda guerra mondiale fu riaperta al rito la sinagoga italiana. Nel corso del 1800 il Ghetto entrò a pieno diritto nella vita cittadina e soprattutto in quella degli studenti. Arnaldo Fusinato ricorda l’origine del modo di dire “restare in bolletta”: gli studenti senza soldi vendevano il loro mantello nel Ghetto, in cambio del quale ricevevano una carta bollata (bolletta). La bellezza del Ghetto sta nelle sue vie anguste, nelle suggestive facciate di alcuni palazzetti, nelle altissime abitazioni, nelle piccole botteghe di antichissima tradizione, che si sono diffuse anche nelle vie circostanti dopo la soppressione del Ghetto. Oggi in questa suggestiva zona si concentrano molte attività commerciali caratteristiche. Fonti:www.padovanet.it Per approfondimenti: itinerario del Ghetto (www.inghetto.it)

L'EUROPA E IL MONDO NELLA SECONDA META' DELL'OTTOCENTO

domenica 8 novembre 2015

BIENNALE D'ARTE CONTEMPORANEA

....per prepararci alla visita.... BIENNALE D'ARTE CONTEMPORANEA La prima Esposizione viene inaugurata il 30 aprile 1895. 136 artisti dei quali 88 presenti per la prima volta, provenienti 53 paesi, e molti da varie aree geografiche che ci ostiniamo a chiamare periferiche. Delle opere esposte, 159 sono nuovi lavori. ALL THE WORLD'S FUTURES …...Oggi il mondo ci appare attraversato da gravi fratture e lacerazioni, da forti asimmetrie e da incertezze sulle prospettive. Nonostante i colossali progressi nelle conoscenze e nelle tecnologie viviamo una sorta di “age of anxiety”. E la Biennale torna a osservare il rapporto tra l'arte e lo sviluppo della realtà umana, sociale, politica, nell'incalzare delle forze e dei fenomeni esterni. Si vuol quindi indagare in che modo le tensioni del mondo esterno sollecitano le sensibilità, le energie vitali ed espressive degli artisti, i loro desideri, i loro moti dell'animo (il loro inner song)........... ….Le fratture che oggi ci circondano e che abbondano in ogni angolo del panorama mondiale rievocano le macerie evanescenti di precedenti catastrofi . Come fare per afferrare appieno l’inquietudine del nostro tempo, renderla comprensibile, esaminarla e articolarla? I cambiamenti radicali verificatisi nel corso degli ultimi due secoli - dalla modernità industriale a quella post-industriale, dalla modernità tecnologica a quella digitale, dalla migrazione di massa alla mobilità di massa, i disastri ambientali e le guerre genocide, dalla modernità alla post-modernità, il caos e la promessa - hanno prodotto nuovi e affascinanti spunti per artisti, scrittori, cineasti, performer, compositori, musicisti, ecc. TEMI DELLA BIENNALE Descrivere l'attuale stato delle cose viste dagli artisti di tutto il mondo
Descrivere cosa c'è dietro all'apparenza delle cose Evocare i fenomeni anche drammatici che caratterizzano il tempo presente guardando al passato Il giardino del disordine la struttura di disordine che caratterizza la geopolitica, l’ambiente e l’economia a livello globale Il capitale è il grande dramma della nostra epoca( Lo sfruttamento della natura attraverso la sua mercificazione sottoforma di risorse naturali, il crescente sistema di disparità

mercoledì 4 novembre 2015

Uscita didattica del 13 novembre. La visita al Ghetto

IL GHETTO DI VENEZIA

 
STORIA DEL GHETTO
La presenza degli ebrei nel territorio che sarebbe divenuto della Repubblica Veneta viene documentata sin dai primi secoli dell'era volgare. A Venezia, grande centro di scambi fra l'oriente e l'occidente, gli ebrei giunsero, secondo la tradizione, verso gli inizi del secolo XI°.
 
A poco a poco, nonostante l'alternarsi di permessi e divieti di soggiorno in città, gli ebrei divennero a Venezia un nucleo considerevole.
Avvertendo la necessità di organizzare la presenza ebraica in Venezia, il governo della Repubblica, con decreto del 29 marzo 1516, stabilì che questi dovessero abitare tutti in una sola zona della città, nell'area dove anticamente erano situate le fonderie, "geti" in veneziano; inoltre stabilì che dovessero portare un segno di identificazione e li obbligò a gestire banchi di pegno a tassi stabiliti dalla Serenissima, nonché a sottostare a molte altre gravose regole, per avere in cambio libertà di culto e protezione in caso di guerra.
I primi ebrei a uniformarsi al decreto provenivano dall'Europa Centrorientale, e fu proprio a causa della loro pronuncia (secondo una non documentata tradizione lagunare) che il termine veneziano "geto" venne storpiato in "gheto" originando il termine che oggi viene usato per indicare diversi luoghi di emarginazione. Il "Gheto" veniva chiuso durante la notte, mentre custodi cristiani percorrevano in barca i canali circostanti per impedire eventuali sortite notturne: nacque così il primo vero ghetto d'Europa.
Le sinagoghe, o "Scole", del ghetto veneziano vennero fatte costruire, tra la prima metà del 1500 e la metà del 1600 dai vari gruppi etnici: sorsero così le Scole ashkenazite Tedesca e Canton, la Scola Italiana, le Scole sefardite Levantina e Spagnola. Rimaste intatte nel tempo, malgrado alcuni interventi posteriori, queste sinagoghe testimoniano il valore del ghetto di Venezia, le cui altissime case, divise in piani più bassi della norma, dimostrano quanto fosse aumentata attraverso gli anni la densità della popolazione.
Nel 1797, dopo la caduta della Serenissima, Napoleone decretò la fine della segregazione e l'equiparazione degli ebrei agli altri cittadini; tale disposizione divenne definitiva con l'annessione di Venezia al Regno d'Italia.
Il 1938, anno di promulgazione delle leggi razziali fasciste, vide gli ebrei privati dei diritti civili e l'inizio delle persecuzioni nazi-fasciste che a Venezia portò alla deportazione di 246 ebrei veneziani: di questi solo 8 fecero ritorno dai campi di sterminio.
Quello che fu il primo ghetto d'Europa è oggi un vivo e frequentato rione della città dove permangono tuttora le istituzioni religiose e amministrative ebraiche e cinque sinagoghe.

IMPRESSIONISMO

IMPRESSIONISMO

venerdì 11 settembre 2015

Harper Lee, Il buio oltre la siepe

Titolo: Il buio oltre la siepe 
Autore: Harper Lee
Editore: Feltrinelli (Milano 2013)
Temi: il pregiudizio, la discriminazione razziale, la giustizia, la dignità dell’uomo, il coraggio
Destinazione: Scuola secondaria di primo grado, secondo e terzo anno

In una cittadina dell’Alabama l’onesto avvocato Atticus Finch è difensore d’ufficio di un giovane di colore ingiustamente accusato di violenza carnale; riesce a dimostrarne l’innocenza in tribunale, ma non a proteggerlo dalla condanna inappellabile del pregiudizio e dell’odio razziale. La storia è ambientata negli anni trenta del Novecento. L’autrice l’aveva intitolata To Kill a Mockingbird, “uccidere un usignolo”. Un usignolo è innocuo, non si ciba di granaglie, ma di larve e insetti, non disturba i contadini. Il suo, però, è un canto diverso da quello degli altri uccelli, così insinuante e dolce da suonare inquietante: la diversità di cui si parla nel romanzo non è soltanto quella stigmatizzata nella vicenda principale, ma è ogni voce che si alzi fuori dal coro. A cominciare da quella di Scout, il narratore della vicenda. Scout è la figlia minore di Finch e ha nove anni: insieme al fratello Jem e all’amico Dill, è testimone di fatti violenti e li restituisce al lettore con l’ingenua ironia di un linguaggio schietto e lieve, che scandalizza le signore di Mycomb e tutti i benpensanti del paese. Oltre la siepe che protegge il conformismo dei cittadini perbene, infatti, c’è il buio di tutto ciò che si conosce poco, nonostante la contiguità materiale: il misterioso vicino dei Finch, per esempio, Boo Radley, l’uomo che vive nascosto da quindici anni, per gli stessi giovani protagonisti è oggetto di attrazione e di spavento. 
Il romanzo di Harper Lee (pubblicato nel 1960) non è soltanto una storia sul e contro il razzismo, anche se il recente invito alla lettura da parte del presidente Barack Obama l’ha riproposta in tal senso. «Quasi tutti sono simpatici, Scout, quando finalmente si riesce a capirli», dice all’ultima pagina l’avvocato Finch, alla sua bambina. L’autrice, amica di Truman Capote e da lui incoraggiata a trasformare in racconto i suoi ricordi d’infanzia, ci parla dunque di dignità umana, di quello che ci rende tutti ugualmente meritevoli di compassione. 
Il buio oltre la siepe può essere il classico da cui partire per incontrare altri bambini e ragazzi coraggiosi come Scout e Jem: protagonisti di storie che suggeriscono la riflessione su tutto ciò che è umano, sul valore e il rispetto dell’altro, sulla ricchezza che il dialogo tra culture diverse offre alla nostra identità.  


lunedì 27 luglio 2015

K.HARING

K.HARING

K. Haring il padre del Graffitismo

Keith Haring
Il 4 Maggio 1958 Keith Haring nasce a Reading, in Pennsylvania, e cresce a ritmo di rock'n roll.
Molto presto inizia a disegnare, incoraggiato dal padre Allen che condivide la sua stessa passione.
Il debutto artistico di Keith è fortemente influenzato, infatti, dai fumetti che il padre schizza velocemente per lui.


Con l'arrivo degli anni '70, afferma la sua indipendenza incontrando inevitabilmente droghe e alcool, ma assaporando anche la pittura, che diventa e rimane per sempre la sua vera passione.
Nel 1976 è accettato alla Ivy School of Professional Art di Pittsburgh dove studia Arte commerciale. Abbandonati velocemente questi studi, si mantiene con numerosi lavori saltuari.
L'Arte e quel periodo storico sono strettamente legati: Keith inizia ad esplorare nuove tecniche, producendo opere dalle dimensioni maggiori.
Si esibisce per la prima volta nel 1978 all'Arts and Crafts Center di Pittsburgh e, nello stesso anno, si trasferisce a New York. Il suo linguaggio abbraccia inoltre i geroglifici e le linee geometriche, i collages testuali, le fotocopie, dando vita ad un'esplosione di energia.
In seguito, inizia a dipingere in luoghi pubblici, realizzando la sua prima opera murale nel 1981in una scuola del Lower East Side. Presente alla Documenta 1983 di Kassel, trascorre le notti in clubs e saune: lavoro e vita si fondono, diventando un'unica cosa.
La città e la vita sono i suoi temi preferiti. Dovunque si trovi, disegna, dipinge, lasciando il sua firma ogni volta. Dipinge nelle metropolitane, sui cartelloni pubblicitari, fuggendo al controllo della polizia che lo segue ad ogni suo passo. Dipinge sui muri di qualsiasi città del mondo, da Melbourne a Manhattan, da Rio a Minneapolis, marchiando qualsiasi oggetto, partecipando inoltre alla Biennial of Whitney Museum e a quella di San Paolo in Brasile, senza mai perdere la sua coerenza artistica.
La metropolitana di New York è il suo laboratorio, il luogo dove lui sperimenta, improvvisando ed inventando, ma sempre utilizzando lo stesso metodo:
disegnata una prima trama, traccia con il pennello icone e modelli che ciascuno di noi, a poco a poco, è in grado di riconoscere.
Così come la quantità delle sue creazioni aumenta, maggiore è il numero degli spazi pubblici a sua disposizione,
luoghi in cui il pubblico può ammirare liberamente e gratuitamente la sua creatività.
Nel 1984, Keith afferma: “
È diventato chiaro per me che l'arte non è un attività elitaria riservata all'apprezzamento di pochi, ma esiste per tutti noi, ed è questo che continuerò a fare”.
Keith Haring compie 26 anni.
Keith sceglie il suo percorso, tornando ai luoghi della sua infanzia e trasportandoli agli anni della sua maturità.
Cartoni animati ed energia atomica, icone infantili e industria del consumo, bambini schiacciati dal potere della tecnologia, schiavizzati, sacrificati al volere della macchina,.
Il successo è lì, pronto ad incontrarlo: Madonna canta al suo compleanno.
Keith continua a viaggiare. Prende parte alla Biennale di Parigi. Le sue sculture in acciaio dipinto vengono esposte alla Leo Castelli Gallery di New York
Inizia così a dipingere (presso la Leo Castelli Gallery) i suoi personaggi, provenienti dalle strisce dei fumetti, direttamente sulle pareti della galleria. consolidato.
Nel 1986, Keith Haring smette di disegnare nelle metropolitane una volta per tutte e apre un negozio a Manhattan nel quale vende magliette, cartoline, poster, prodotti figli della sua stessa arte: il Pop Shop. .
Keith Haring continua a viaggiare per il mondo lasciando i suoi segni. In quell'anno dipinge murali a New York, a Parigi, ad Amsterdam dove espone allo Stedeljik Museum, arrivando anche al muro di Berlino. Tiene inoltre lezioni di disegno, prendendo parte a programmi d'aiuto ai bambini.
Per celebrare il bicentenario della Statua della Libertà, disegna il profilo della statua su di un enorme telone, il quale viene poi appeso a un edificio arrivando a coprirne 11 piani: più di un migliaio di bambini colorano seguendo i contorni tracciati da Keith.
Nel 1987 Keith Haring si impegna ancora di più nel suo lavoro con i bambini. In tutto il mondo dipinge murales all'aperto.
Dipinti e sculture ispirate ai bambini segnano il suo lavoro e, inoltre, aiuta con la propria pittura la campagna di alfabetizzazione sia in Germania che negli Stati Uniti.
È totalmente parte di quest'epoca e sceglie di usare il suo lavoro per la causa nella quale ha sempre creduto, l'infanzia, e che, come spesso ha detto, non ha mai abbandonato.
In quell'anno crea una delle sue sculture più importanti: Red Dog per Landois. Produce inoltre un'altra scultura monumentale per lo Schneider's Children Hospital of the Jewish Medical Center oni Long Island.
Gli anni '80 sono segnati dal lutto. La malattia e la morte sono onnipresenti.
Keith, che si trova in Giappone, scopre che il suo corpo è coperto da piccoli punti viola e capisce di essere stato contagiato dall'AIDS.
Nel 1989 crea una fondazione con lo scopo di aiutare i bambini e di supportare le organizzazioni che si battono contro l'AIDS. Realizza infine il suo ultimo lavoro pubblico sulla facciata della chiesa di Sant'Antonio a Pisa: il murale Tuttomondo è la sua ultima celebrazione della vita. Il murale si trova collocato su una parete del Convento di Sant’Antonio e copre una superficie di
180 metri quadrati. Il tema rappresentato è l’armonia e la pace nel mondo, visibile attraverso i collegamenti e gli incastri tra le 30 figure che rappresentano i diversi aspetti del mondo in pace: la collaborazione fra gli uomini (le forbici umanizzate), la maternità (la donna con il bambino in braccio), il male (il serpente che mangia la testa della figura accanto), la natura (il delfino). Per questa opera Haring utilizza colori più pacati rispetto alle opere precedenti, per far si che il murale si armonizzi con l’ambiente circostante. Il titolo, “TUTTOMONDO”, riassume la costante ricerca di incontro e identificazione con il pubblico di Keith Haring.
Ci lascia il 16 Febbraio del 1990 dicendo:
“I miei disegni non cercano di imitare la vita, ma cercano di crearla ed inventarla”.

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